×

San Benedetto Po

San Benedetto Po, in provincia di Mantova, è un comune la cui storia è inscindibilmente legata all’imponente Abbazia di Polirone, uno dei più significativi complessi monastici benedettini d’Italia e d’Europa. La sua posizione strategica alla confluenza di corsi d’acqua (il Po e l’antico Lirone) ha plasmato il suo sviluppo fin dalle origini.

Le Origini e la Fondazione del Monastero

Il sito di San Benedetto Po era anticamente un’isola fluviale chiamata Polirone, formata tra il fiume Po e il Lirone (oggi interrato). Sebbene si ipotizzi un precedente insediamento romano, è con la fondazione del monastero che il luogo assume una rilevanza storica fondamentale.

L’Abbazia di Polirone fu fondata nel 1007 da Tedaldo di Canossa, nonno della celebre Matilde di Canossa. La famiglia Canossa fu artefice del suo primo grande sviluppo, attraverso cospicue donazioni di terreni che ne fecero rapidamente uno dei più ricchi e influenti monasteri italiani.

Il Periodo di Splendore e l’Influenza di Matilde di Canossa

L’Abbazia raggiunse il suo massimo splendore grazie soprattutto a Matilde di Canossa (1046-1115). La Gran Contessa, figura centrale della politica e della Chiesa medievale, ebbe un legame profondissimo con Polirone. Nel 1077, donò l’abbazia a Papa Gregorio VII, il quale la unì alla prestigiosa congregazione di Cluny, in Borgogna.

Sotto la guida di abati cluniacensi, come Ugo di Cluny, il monastero di Polirone fiorì non solo materialmente, ma anche culturalmente e artisticamente. Divenne un centro di studi teologici, un’importante scuola di scrittura (scriptorium), e un polo di irradiazione culturale per tutto il Mantovano e oltre. L’impegno dei monaci si estese anche al controllo e alla bonifica del territorio circostante, un’attività cruciale in un’area così soggetta alle esondazioni del Po.

La profonda devozione di Matilde di Canossa per l’Abbazia è testimoniata dalla sua volontà di essere qui sepolta dopo la sua morte, avvenuta nel 1115. Il suo sarcofago in alabastro rimase a Polirone fino al 1634, quando i suoi resti furono trasferiti a Roma, nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Trasformazioni Rinascimentali e Barocche

Il complesso monastico continuò a evolversi nei secoli successivi, subendo importanti rifacimenti e ampliamenti. Nel XV secolo, l’Abbazia fu sottoposta a significative modifiche, con la costruzione di nuovi chiostri, tra cui il chiostro maggiore.

Il XVI secolo fu un altro periodo cruciale, grazie all’intervento di Giulio Romano, allievo di Raffaello e architetto di fiducia dei Gonzaga. A partire dal 1539, Giulio Romano fu incaricato di riprogettare la Basilica dei Santi Benedetto e Simone, conferendole l’aspetto maestoso e armonioso che vediamo oggi. L’interno, a tre navate con transetto e deambulatorio, fu arricchito da una cupola e volte manieriste, oltre a opere d’arte di grandi artisti del tempo. Anche la sacrestia e la chiesetta di Santa Maria (che conserva mosaici dell’XI secolo e la tomba originaria di Matilde) furono interessate dai suoi interventi o da quelli della sua bottega.

Nel corso del Seicento, furono realizzati importanti lavori di difesa idraulica, con la costruzione di argini per proteggere il borgo dalle inondazioni del Po.

Il Declino e la Soppressione Napoleonica

Nonostante la sua grandezza, l’Abbazia di Polirone iniziò un lento declino nel XVIII secolo. Nel 1790-1797, furono intrapresi alcuni interventi di restauro e valorizzazione, come la sistemazione della biblioteca e dell’archivio e l’arricchimento della pinacoteca, nel tentativo di evitare la chiusura imposta agli enti ecclesiastici non considerati di pubblica utilità.

Tuttavia, con l’arrivo delle truppe napoleoniche in Italia, giunse la temuta soppressione degli ordini religiosi nel marzo 1797. Il vasto patrimonio artistico e librario dell’Abbazia fu disperso e venduto, con l’eccezione di ciò che rimase nella chiesa abbaziale, che divenne proprietà parrocchiale. Questa dispersione segnò la fine dell’era monastica a San Benedetto Po.

L’Età Contemporanea e la Rinascita Culturale

Dopo la soppressione, il complesso monastico fu adibito a vari usi, tra cui scuole e abitazioni. Solo nel XX secolo si è sviluppata una maggiore consapevolezza del suo inestimabile valore storico e artistico. Sono stati avviati importanti progetti di restauro e valorizzazione.

Oggi, San Benedetto Po è un importante centro turistico, riconosciuto come uno dei “Borghi più belli d’Italia“. Il Complesso Monastico Polironiano è il cuore pulsante del borgo, e include:

  • La Basilica dei Santi Benedetto e Simone: Con la sua imponente architettura giuliesca e le opere d’arte.
  • I Chiostri: In particolare il Chiostro dei Secolari e il Chiostro di San Simeone, con i loro suggestivi portici e architetture.
  • Il Refettorio Monastico, la Sala del Capitolo e la Biblioteca monastica: Ambienti che conservano l’atmosfera e la storia della vita benedettina.
  • Il Museo Civico Polironiano: Ospitato negli antichi dormitori e altri spazi del monastero, è uno dei maggiori musei etnografici d’Italia, con collezioni dedicate alla cultura materiale, alla vita rurale, alla magia popolare e alle tradizioni del mondo padano. Include anche una sezione archeologica e una collezione di antichi carri agricoli nelle cantine cinquecentesche del monastero.

San Benedetto Po è stato anche location per importanti film, come “La visita” (1963) di Antonio Pietrangeli, “Don Camillo” (1983) con Terence Hill, e “Centochiodi” (2005) di Ermanno Olmi, a testimonianza del suo fascino senza tempo.

Il borgo continua a celebrare la sua storia millenaria, la sua ricchezza culturale e la sua profonda connessione con il fiume Po, offrendo ai visitatori un’immersione completa nel suo straordinario patrimonio.